Chi non conosce la gente del Po, chi non ha mai subito il fascino irresistibile di quel fiume, misterioso e solenne, che gli ostigliesi chiamano al femminile, la “fiuma”, difficilmente può capire fino in fondo il senso e il significato psicologico delle tonalità grigie dominanti i cieli, le case sbilenche, gli oggetti dimessi, nei dipinti di Romano Bertelli.Un muro, interminabile, graffiato da nostalgie e da improvvise accensioni di carattere che innervano le forme: Romano Bertelli è un pittore serio, saldamente ancorato ai valori della rappresentazione naturalistica; rivisitatore accorto dei luoghi appartenuti per elezione vocativa a una lunga esperienza umana e professionale.È un pittore che non ha subito logorii e traumi di mode e tendenze; i suoi quadri maturano con opportuna saggezza tra le pagine del primo diario, intimo e inaccessibile; sono opere cariche di tensione interiore e di proposte poetiche, tuttavia controllatissime; fulminei drammi, a volte, della coscienza, ma che non travolgono gli argini della fantasia; semmai patiti con bonaria ironia, come in certe nature morte dove gli oggetti comuni del vissuto quotidiano, sembrano protetti dalla pallida luce di una stinta lampada elettrica. Oppure sono momenti di lirica accettazione del paesaggio, con le sue meraviglie che resistono all’usura del tempo e all’inclemenza dell’uomo.Sorprende questo modo di fare che non conosce distrazioni decorative, trasgressioni e ambiguità; sorprende felicemente, specie quando, e questo è il carisma distintivo di Romano Bertelli, l’artista coniuga l’innato riserbo con il linguaggio poetico della pittura.Ne sorge, alla fine, un genere di rappresentazione sospeso tra realtà e innovazione lirica dell’immagine: strettamente personale, accattivante e qualificato.
Umberto Tessari